di Fabio Massimo Castaldo. Mi fa rabbia, ragazzi, devo proprio dirvelo. Sentire che le mine ritrovate nell’antica città di Palmira, in Siria, sono in buona parte di fabbricazione italiana.
Non so se avete capito: proprio noi,
l’Italia, produciamo ed esportiamo allegramente questi ripugnanti
strumenti di morte che colpiscono spesso a caso vittime innocenti -
civili, bambini!
La fonte della notizia è autorevole.
Una nota ufficiale dell’International mine-clearing Center delle Forze
Armate russe ci informa che durante le operazioni di sminamento -
completate da pochi giorni in questa antica città romana ora liberata
dal Califfato per opera dei russi - sono state ritrovate armi prodotte
in vari Paesi, tra cui l’Italia: “Gli ordigni esplosivi più moderni
utilizzati dallo Stato islamico per minare Palmira”, si legge nelle nota
“sono stati realizzati in quattro nazioni: Italia, Usa, Russia e Cina”.
Lo Stato islamico (o Daesh in arabo) è un mostro: siamo d’accordo.
Nell’area di Palmira i suoi miliziani avevano disseminato qualcosa come
180.000 esplosivi! Da dove vengono tutte queste armi? Sentite cosa ha
detto il fondatore di EMERGENCY, Gino Strada, in una intervista recente: “Nei territori controllati dall’Isis esistono fabbriche di armi? Mi pare proprio di no: gliele vendiamo noi!”.
Basta dare un’occhiata ai numeri. Per esempio, i dati dello Stockholm
International Peace Research Institute (Sipri) ci dicono come negli
ultimi anni si assista ad un aumento dell’export di armi verso il Medio
Oriente, Arabia Saudita e Emirati Arabi in testa. Un flusso enorme di
armi proveniente da Usa, Russia, Germania Francia e ovviamente Italia
che poi magari finisce in mano all’Isis…
Ecco appunto. E’ proprio per questo che sono arrabbiato e amareggiato. E
che voglio combattere contro l’export di armi. E contro l’ipocrisia
dell’Occidente che arma l’Isis nei fatti anche se a parole dice di
combatterla.